domenica 31 gennaio 2016

Furbizia e superbia: la volpe e la pantera

C’era una volta una volpe di nome Luigia molto furba che viveva in una fitta foresta.
Un giorno, mentre cacciava, si trovò faccia a faccia con la pantera Brunasera. Si diceva che con la sua forza avesse scacciato il Re Nobileone e che si fosse impossessata del suo trono. Inizialmente aveva paura, ma poi le venne in mente un inganno ingegnoso.
Disse alla pantera: “ Buongiorno, signora Brunasera. Che bella giornata è oggi! Vero?”. La pantera si sentì offesa da quel gatto di bosco che aveva osato rivorgerle parola, quindi alzò il pelo e irrigidì la schiena, pronta a infliggerle la sua condanna.
A quel punto la volpe finse di agitarsi tremando e disse: “Non senti? Sono qui, dobbiamo scappare!”.
La pantera: “Cosa farfugli in quella tua testa bacata, volpe?”. 
La volpe: “Come? Con il tuo udito sopraffino che vanti tanto, non riesci a udire gli spari dei cacciatori?! Con il tuo olfatto che lodi con i migliori attributi, non riesci a percepire l’odore dei segugi?!”. 
La volpe indugiò un secondo prima di affermare: “Allora tu non sei degna di essere la regina della foresta”.
In quel momento la pantera si alzò, tirò fuori le unghie e disse: “Sento che i cacciatori sono vicini, meglio che rimandiamo i nostri diverbi a dopo”. 
Così la volpe si salvò dalla superba pantera e ricordate: la superbia è sinonimo di ignoranza. 
Chi questo difetto ha, 
sempre una brutta figura farà e 
la forza lì non basta,
bisogna fare sempre i conti
con l’ignoranza.


Beatrice ( 11 anni )

Nina la formica, Elsa la colomba e favori ricambiati


C’era una volta una colomba di nome Elsa che sorvolava la sua città Boscolandia, quando si accorse di una piccola formichina che stava affogando lungo un piccolo ruscello. Visto che in cuor suo era umile, buona e coraggiosa volò raso terra e la salvò per un soffio.
La rimise a terra e parlarono a lungo, diventando grandi amiche.
La formichina si chiamava Nina ed era un insetto semplice e buono che come tanti faceva parte del “ fantastico formicaio”.
Nina non trovava il modo di ricambiare il favore alla sua amica, così quando la colomba le chiese di tenerle d'occhio le uova nascondendole da Falcobecco, lei non esitò ad accettare.
Quando si parla di Falcobecco, l’espressione felice e spensierata di chiunque nel bosco si intristisce, Falcobecco è il falco più crudele in circolazione. Ogni volta che un abitante di Boscolandia depone delle uova, lui le rompe per il solo gusto di farlo. È un mostro.
Elsa stava quasi per piangere ricordando quel nome, ma trattenne le lacrime, e disse: “Proteggi le mie uova a costo della vita!”.
Nina fece cenno di si con la testa e Elsa volò via tranquilla.
Nina aveva fatto venire tutto il fantastico formicaio a proteggere le uova ed erano tutti di guardia. Poco dopo videro in lontananza il Falcobecco, nessuno andò in panico. In un lampo ricoprirono tutte le uova e quando Falcobecco si appoggiò al nido vide solo una poltiglia nera e, credendo che la colomba si fosse trasferita con le sue uova, non ritornò mai più da lei.
Così Nina la formica ricambiò il favore a Elsa la colomba e tra questi “favori” che per dovere si sono ricambiate, una grande amicizia si sono ricamate.

Beatrice ( 11 anni )

La volpe e la cicogna: il prezzo dell'astuzia e dell'orgoglio

Cera una volta l'astuta Comare volpe che un giorno andò a casa di Comare cicogna e disse che avendo lo stesso nome erano parenti alla lontana e la povera Comare cicogna le credette ignara delle vere intenzioni della volpe.
Comare cicogna amava chiacchierare, ma soprattutto sentire le strane idee di quello strano animale rosso.
Pochi giorni dopo, Comare volpe disse alla cicogna: <Se vuoi ti insegno a costruire il più grande nido che sia mai stato costruito>.
La cicogna accettò tutta entusiasta, e la volpe le ordinò di portarle davanti alla sua tana più ramoscelli che poteva ogni giorno.
La cicogna passava tutte le sue giornate a raccogliere legna per la volpe e tornata a casa si accorgeva che tutte le sue uova scomparivano.
Così passava il giorno a raccogliere ramoscelli e tutta la notte a piangere per le sue adorate uova scomparse, non smise di raccogliere legnetti per non deludere la sua amica.
La cicogna, però non sapeva che le sue uova venivano rubate dalla su cara amica volpe, che la faceva lavorare tutto il giorno per avere tutto il tempo per prenderle le uova.
Un giorno Comare cicogna, distrutta dal dolore, andò dal vecchio e saggio gufo Pangufo al corrente di tutto ciò che accade nel bosco e gli chiese perché le sue uova sparissero continuamente. Lui rispose:<Comare volpe ti sta imbrogliando. Tutte le volte che ti fa uscire, lei va nel tuo nido e ruba le uova.>. 
A quelle parole Comare cicogna ci riflettè molto e decise di non andare a prendere legna per un giorno.
Immaginate il suo dolore quando vide spuntare Comare volpe da dietro il suo nido, stava quasi per mettersi a piangere.
La cacciò via e disse che le amiche valgono molto più di qualche uovo e che non si sarebbe più fidata di nessuno.
Un anno dopo, la cicogna fece amicizia con i cigni di un lago lì vicino e divenne una loro grande amica, mentre la volpe rimase per sempre sola, il suo orgoglio non le fece chiedere scusa e visse per sempre triste e scontenta.

Beatrice ( 11 anni )

mercoledì 6 gennaio 2016

Fratelli "UNICI"

C’erano una volta un piccolo e 
scaltro topo di campagna e una   
robusta rana molto furba.
Il topo si chiamava Gigi e viveva in una bella fattoria, “la fattoria dei signori Mastello”, nel pagliaio. Tutti i giorni andava nella fattoria e rubava con molta prudenza i pezzi più grandi di formaggio.
La rana si chiamava Arturo, viveva in uno stagno e rubava gli insetti dalle ragnatele.
I due erano grandi amici, erano cresciuti insieme e si credevano fratelli, anche se alquanto unici.
Un giorno, camminando davanti alla fattoria, per la prima volta videro, anche se solo da lontano, la città. I proprietari avevano finalmente raccolto le lunghe spine di grano, così che loro potessero ammirare un panorama spettacolare. Si riuscivano a vedere le viti, la città e il lontano mare.
Un giorno i signori Mastello portarono a casa un gatto grosso e spaventoso, Gigi provò in tutti i modi a rubare un pezzo di formaggio, ma quell'enorme felino non lo fece passare nemmeno dalla porta. Corse subito da Arturo ma lo vide seduto su un grosso masso mentre piangeva e singhiozzava rumorosamente. Gli chiese subito perché piangesse e lui rispose: < È una disgrazia; la famiglia di ragni a cui prendevo sempre da mangiare si è trasferita e ora non ho più una fonte di cibo! Sono due giorni che mangio solo moscerini attaccati alle zanzariere!>.
Di punto in bianco si ritrovarono entrambi senza mangiare e decisero di andarsene in città.
Fortunatamente incontrarono un macchina di nome Brum che si offrì di portarli in un posto magnifico, dove tutti potevano nutrirsi e vivere come in paradiso.
Li portò a “Mondo Fantastico”.
Un posto dove alloggiavano tutti gli animali in campagnia.
Ringraziarono Brum la macchina e s’inoltrarono in quel posto tutto nuovo.
Gigi entrò in una casetta tutta appartata, incontrando un’anziana signora che gli dava sempre cibo in quantità e Arturo si tuffò in un grande stagno dove c’erano sciami di mosche e zanzare.
Tempo dopo i fratelli si resero conto di essere troppo diversi, così si dissero addio per andare ognuno per la propria strada.
Gigi andò da altri topi di campagna, si presentò e chiese: < Posso stare con voi? Vorrei tanto essere un vero e proprio topo di campagna!>. I topini acconsentirono e gli insegnarono a mangiare le verdure dalle piantagioni senza essere visto, a evitare le trappole e il contatto con gli umani.
La stessa cosa per Arturo: chiese se poteva stare con i suoi simili e imparare ad essere una rana. Accettarono e imparò a “cacciare” le zanzare mimetizzandosi tra le foglie.
Passò molto tempo e a poco a poco i fratelli cominciarono a mancarsi a vicenda.
Quando mesi dopo si rincontrarono, capirono subito che: nonostante erano animali completamente diversi e non era destino che potessero vivere in Pace, l'amore fraterno che li univa li rendeva fratelli di cuore, in modo che i legami di sangue diventino superflui.
Il giorno dopo ritornarono al campo dove erano sempre vissuti, Gigi visse come topo e Arturo come rana, ma insieme vissero come fratelli. Quello era il loro " posto felice ".



Beatrice ( 11 anni )

lunedì 4 gennaio 2016

Il lupo e il cane: storia di uno scambio di vita


C’era una volta,
in una foresta incantata, un lupo di nome Bonny.
Raccontavano che Bonny era un lupo solitario e spaventoso per la fama di divoratore di conigli. Bonny non era un lupo “normale”, era buono, desiderava preparare feste e amava la compagnia. Anche se purtroppo tutti gli animali fuggivano da lui, cosa che lo faceva dispiacere moltissimo.
Un giorno stava camminando lungo un vecchio tratturo, i fiori chiudevano i petali, le foglie tremavano e gli alberi stavano ritti quasi come se non volevano essere notati. Una lacrima stava per attraversare il muso di Bonny, ma… si trovò davanti un cane grosso quasi come lui, grigio e dal volto triste.  

Bonny gli disse: <Chi sei? Che ci fai qui?> Con voce curiosa e tremolante.

Quello strano cane rispose con voce decisa: <Sono Benny e sono scappato. Tu chi sei?>

Così, Bonny e Benny si parlarono a lungo.

A quanto pare Benny era un cane a cui venivano date troppe attenzioni, viveva in una fattoria con un’anziana signora ed il figlio rimasto a carico della fattoria; era scappato per fingersi un lupo solitario e vivere di cacciagione. Cosi, pensarono che Bonny avrebbe fatto il cane pasciuto e coccolato, mentre Benny avrebbe preso il posto di lupo solitario.
La saggia quercia Chiomalbero, che aveva assistito alla chiacchierata disse: <Seguite il consiglio del vecchio; il lupo faccia il lupo e il cane faccia il cane>.
Gli amici però non gli diedero ascolto: si diedero appuntamento per l’indomani, Bonny si avviò verso la calda fattoria e Benny s’inoltrò nella foresta.

Il giorno dopo, gli amici si rincontrarono e quasi non si riconobbero.
Benny aveva un gran mal di schiena e stava morendo di fame, mentre Bonny era ingrassato molto ed era ricoperto di fiocchi rosa e brillantini.
Benny non era riuscito a cacciare nulla e fu stato costretto a dormire su un ramo di un albero, perché l’orso Bruttorso lo rincorse per tutta la foresta.
Bonny, invece, arrivato alla fattoria si trovò davanti la moglie del figlio dell’anziana signora che lo riempì di fiocchi rosa e brillantini e che poi gli dette da mangiare arrosto, verdura e ancora arrosto, fino a quando non si addormentò.
L’albero Chiomalbero fece una fragrante risata e disse: < Questo accade a chi non vuole ascoltare e non si sa accettare, ora avete ascoltato e la lezione avete imparato. > A quel punto, gli amici si sono salutati e dalle loro vite non si son mai più separati.
Non bisogna mai farsi guidare dal pregiudizio, perchè questo non è altro che una benda sugli occhi che ti impedisce di vedere veramente chi hai davanti. La prudenza è un pregio ma bisogna comunque cercare di vedere le persone per quelle che sono e non per quello che sembrano o per quello che gli altri dicono che è.


Beatrice ( 11 anni )